IMU: davvero basta togliere la residenza per non pagare? In parte sì

Togliere la residenza da un’abitazione può consentire di non pagare l’IMU? Effettivamente una scappatoia c’è, ecco quando.

Pagare le tasse, lo sappiamo bene, rappresenta un dovere civico, a cui non è possibile sottrarsi, a meno che non si voglia andare incontro a problemi. Certamente ci sono però delle imposte che possono risultare più odiate di altre, fermo restando la necessità di essere in regola, anche solo per evitare che l’importo dovuto possa lievitare. Tra queste c’è l’IMU, l’imposta sugli immobili, che molti ritengono un’ingiustizia perchè comporta la necessità di versare ogni anno una cifra, spesso non bassa, per qualcosa per cui si sono fatti, o si stanno facendo, notevoli sacrifici per acquistarla.

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Se si toglie la residenza si può evitare di pagare l’IMU? – Faregioielli.it

Esistono però delle situazioni, che è bene conoscere, in cui si può godere dell’esenzione, così da consentire di dover risparmiare e destinare quei soldi ad altro scopo. Non può però che sorgere il dubbio rispetto ad alcuni casi che forse possono essere più rari, ma che non possono essere esclusi del tutto, come l’eliminazione della residenza, questo può essere sufficiente per non rientrare tra chi è chiamato a saldare secondo le scadenze?

Eliminazione residenza e pagamento IMU: cosa prevede la legge

Ormai da tempo tutti sanno come sia necessario pagare l’IMU per la seconda casa, mentre non sia dovuta per quella che è considerata abitazione principale. Ma cosa si deve fare se si decide di non avere la residenza anagrafica in quella che è la prima casa? In casi simili l’esenzione è prevista o no?

Il principio da tenere presente è uno: se si è proprietari di un’immobile, ma si ha la residenza altrove l’IMU è dovuta. Questa regola vale anche se si tratta di una situazione momentanea, che non porta a perdere i benefici per la prima casa. Questi vengono infatti tenuti in considerazione, anche se c’è stato un mancato trasferimento della residenza entro 18 mesi nell’abitazione acquistata con i benefici prima casa, ma è indispensabile che questo sia avvenuta per quelle che vengono definite “cause di forza maggiore”. Basti pensare a quando si stanno effettuando dei lavori all’interno e non è possibile vivere in quella realtà. Attenzione, però, il conteggio relativo ai 18 mesi deve avere alcuni riferimenti ben precisi, si parte da quando c’è stato il rogito, sia che si tratti di una nuova abitazione, sia che si stiano effettuando delle opere per rendere differente lo stato della casa.

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Capire quando l’IMU sia dovuta è importante – Faregioielli.it

Si deve registrare però una regola differente in merito alle imposte, quindi anche per l’IMU. Si parla infatti di seconda abitazione, quindi anche di obbligo relativo al pagamento, finché non ci sarà un effettivo trasferimento della residenza. Solo a quel punto si arriverà a ritenere quella come abitazione principale. Non basta che la casa sia luogo di residenza del contribuente, deve anche essere dimora abituale del contribuente.

Se si decide di dare in affitto quella che è ritenuta la propria prima casa, così da avere una rendita fissa, l’IMU sarà comunque dovuta perché a quel punto finisce per essere considerata come seconda casa. In questi casi è però possibile usufruire di uno sconto del 50% della base imponibile dell’IMU se si concede l’immobile in comodato a parenti in linea retta, come ad esempio tra genitori e figli.

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Ci sono regole ben precisi per l’IMU se i genitori danno la propria casa ai figli – Faregioielli.it

Non basta però che tutto avvenga sulla base di un semplice accordo tra le parti, come appunto potrebbe verificarsi tra parenti stretti. Servono condizioni per precise per avere la riduzione, anche se non note a tutti. Il comodatario deve utilizzare l’immobile come abitazione principale, mentre il proprietario deve avere la residenza nello stesso Comune. Non solo, è indispensabile mettere tutto per iscritto attraverso un contratto registrato.

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